zero. L'esperienza del narratore è discreta, cioè, alla lettera, interrotta e frammentaria.
Il suo lavoro invece è sotterraneo e segreto, di forgia, cioè di calore e di martello.
L'incontro tra l'esperienza del narratore ed il suo lavoro non è privo d'attriti, che producono frammenti emotivi talmente impalpabili da non potere nemmeno essere associati ad alcuna parola: paragonabili a scintille sospese intorno all'attività.
Frammenti che di solito non entrano nella materia narrata.
Qui viene utilizzato l'intermezzo per provare a salvarne qualcuno, così come vengono.
1. Il pantalone modello "carpenter" nel negozietto di moda all'angolo, e in generale in tutte le linee casual dei marchi d'abbigliamento: dotato di un piccolo passante di stoffa sulla parte esterna della gamba, alla maniera dei pantaloni da lavoro dei carpentieri, appunto, per appendere il martello che ovviamente nessuno usa.
Un martello fantasma portato in giro per moda o per simpatia.
2. Il martello nella versione incrociata alla falce, come simbolo di un'idea che ha avvinto molti, soprattutto nel secolo scorso, e molti altri invece ha condannato.
3. Il martello nella vita di Michelangelo Buonarroti.
E nel nostro immaginario, di nuovo: alla scuola elementare, o forse alle medie non ricordo bene, ci insegnano l'episodio della martellata di Michelangelo sul ginocchio del Mosé appena finito, nel down che segue il completamento dell'opera, mentre dicono che chiedesse alla statua: "Perché non parli?".
Quattrocento anni dopo in Vaticano, un visitatore in preda a uno squilibrio comparabile a quello del maestro, picchia un'altra martellata sulla Pietà dello stesso Michelangelo, lì esposta.
L'intera opera di Michelangelo compresa tra le martellate mancanti ai Prigioni, incompiuti a Milano, e la martellata di troppo alle altre opere.
4. Il neonato che ho in mente sta allattando.
Ha con sua madre la stessa prossimità fisica che ha il Cristo nella Pietà, in braccio alla Madre .
Ma dice una cosa del tutto diversa, ovviamente: si sta nutrendo e vuole vivere, e la madre gli dà il latte.
5. Un neonato che non conosce ancora il mondo, non sa nulla dell'immensa considerazione che abbiamo per l'amore materno, del quale non sa di essere un simbolo di tenera delicatezza.
Non ha visto ancora la Pietà di Michelangelo; non ha visto le fotografie che lo raffigurano nel bianco e nero a luci soffuse usato di solito.
E' un lattante che somiglia piuttosto a un Michelangelo che martella il corpo della madre perché dalla materia venga fuori una forma convincente di seno, capace cioè di dare latte, più che somigliare a una delicata metafora dell'amore materno.
Se ha qualche delicatezza, ce l'ha nella capacità di non distruggere la materia, mentre la percuote per darle una forma.
L'ho visto fare ai vitelli e non ai bambini per la verità, di dare musate sulle mammelle della mucca per avviare il flusso di latte.
Anche se forse non tutti i mammiferi sono paragonabili tra loro, non è escluso che il lattante impegnato ad allattare dia, allo sforzo che fa, lo stesso valore energico e deciso che noi adulti attribuiamo chiaramente alla musata del vitello.
Alcuni psicoanalisti importanti, da Melanie Klein in poi per esempio, l'hanno sostenuto.
Non esattamente in questi termini, ma in sostanza è quello che dicono in numerose pubblicazioni.
Non per tutti è tollerabile tanta attività nei confronti del cibo, che psicologicamente è anche madre.
Loro avvertono che l'eccitazione dell'attività porta con sé il rischio di dare la martellata in più, e non sono disposti a correrlo, forse.
6. Del resto, come spiegavo a mio figlio piccolo un po' perplesso, il cibo non cade per gravità lungo il tubo digerente fino allo stomaco, ma viene attivamente trasportato dal tubo stesso, che si contrae per spingere il cibo in avanti.
Forse non per tutti è paragonabile a martellare la materia per scolpirla, ma non c'è dubbio che alimentarsi sia una funzione decisamente attiva.
E' possibile quindi che alla digestione si sovrapponga nel tempo uno strato psicologico accessorio, ad esempio sotto forma di senso di colpa, che la renda meno efficiente. Più lenta, ad esempio.
E questo ben prima di maalox e gastriti e difficoltà digestive di reazione allo stress.
7. Come se un giorno Maradona avesse deciso che il suo vantaggio sugli altri non era sportivo, e avesse inserito nel proprio movimento regole penalizzanti che bilanciassero la sua superiorità.
8. Fine dell'intermezzo.
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