Certi titoli forse mostrano soprattutto la voglia di rischiare, io sono curioso, così quando ho letto che ci sarebbe stata una tavola rotonda dal titolo Il nuovo umanesimo digitale, sono andato.
La sede oltretutto era un palazzo storico del rinascimento milanese, bello e interessante. Da una delle finestre della nostra sala si vedeva La Scala, in fondo a una prospettiva di rotaie del tram e vecchia pietra del cuore della città.
Il parlamentino il nome della sala, in cima ad uno scalone di marmo, noi eravamo seduti su vecchi scranni di legno con i braccioli e la seduta imbottiti, ogni movimento scriocchiolavano.
Di fronte, sui banchi che forse una volta erano del governo cittadino, c'erano tanti personaggi della rete.
C'era una bella luce e non faceva troppo caldo.
"Vogliamo fare un esperimento questo pomeriggio, di vedere se le conversazioni che s'innescano in rete, possono svilupparsi anche dal vivo", Mafe il Moderatore, in apertura, sorridendo.
Se leggo la mia trascrizione dei temi sul taccuino, ci siamo avventurati in questioni importanti: Credibilità:mentire/non mentire nella comunicazione aziendale; Esperimenti: contenuti/non contenuti; Modelli: effetti di un pubblico attivo; Tentativo di definizione di modello di comunicazione aziendale; Le informazioni: contenuti/punti di vista.
Il tono rilassato ha favorito la comparsa di pensieri e intuizioni, aneddoti, quando hai buoni relatori come nel nostro caso, ti muovi comunque a un certo livello d'intelligenza, e la prima mossa del moderatore, di affidare l'avvio della conversazione a una domanda del pubblico, ha favorito il clima da tavola rotonda, quasi interattivo, come se fossimo seduti a un ideale tavolo rotondo, il che, date le circostanze del parlamentino, non era per niente scontato...
Eppure io credo che superato il primo giro di risposte alla banalissima domanda iniziale - sul perché col blog si scrive in pubblico quello che una volta era tenuto sotto chiave - abbiamo in un certo senso sprecato le potenzialità che eravamo andati a sfiorare.
Non ci siamo permessi, come avverrebbe in una conversazione nei blog, di approfondire. Siamo rimasti alle soglie, alle parole, agli stimoli, senza riuscire a chiudere un pensiero generale, anche ipotetico.
E' successo che secondo me c'era un fantasma in aula, il cinquantenne bancario totalmente refrattario alla tecnologia, come l'ha chiamato apertamente Paolo Valdemarin, e credo che invece di moderarlo come sarebbe stato necessario, gli è stato dato troppo spazio.
Perché era un bancario? Perché la sua cocciutaggine faceva tenerezza? Perché c'è un piacere gotico nello spettacolo di un fantasma che prende facciate sui muri, invece di attraversarli come gli hanno insegnato?
Un veloce sondaggino iniziale per alzata di mano aveva chiarito subito che tutti lì dentro avevamo familiarità col blog, un certo livello di dubbi e di risposte era quindi già alle nostre spalle, per una volta potevamo andare avanti, tenere una conversazione dal vivo, come da proposta iniziale.
Invece ci siamo messi a convincere il fantasma, col dialogo che riprendeva una direzione standard, dalla cattedra alla platea, dal docente allo scolaro, dallo scambio orizzontale delle conversazioni alla necessità della mediazione del relatore.
Vanz intanto, questo lo devo dire, giocava con un computer collegato in rete, che mostrava a tutti ogni sua mossa su uno schermo grande.
Per me vederglielo fare è stato affascinante, un pezzo di conversazione silenzioso e spettacolare: come sceglieva quello che per lui era IL soggetto di qualsiasi discorso si facesse, e in diretta, velocissimo, proponeva una pagina internet corrispondente.
All'inizio didascalico e "istituzionale", un relatore/il suo blog, poi, man mano che ci ha preso gusto, sempre più ispirato e propositivo, sempre più personale, e quindi politico, nelle sue scelte. Uno spettacolo, una variazione sul tema uso del blog, una performance in diretta.
A un certo punto, in un clima molto simpatico, la maggior parte dei relatori dava un'occhiata ai riferimenti che aveva scelto, si mettevano a guardare sullo schermo alle loro spalle mentre parlavano.
Non so se veramente i mercati siano conversazioni, ma certe conversazioni forse sono arte.
Se la conversazione fosse avvenuta in rete, il fantasma avrebbe fatto meno danni e impegnato meno tempo. Anche se il suono del suo cranio contro il cemento era divertente, lo si doveva moderare un poco di più. Quando dopo due ore due che ne parlava ha chiesto la differenza blog-forum, ho premuto il tasto eject collegato alla sua poltrona. Ma evidentemente dio non esiste.
Scritto da: Zio Burp | 09/06/2006 a 10:17
Bellissima la descrizione del fantasma ;)
Scritto da: Stefano Vitta | 09/06/2006 a 11:01
Cercherò con fatica di riassumere pensieri e stati d'animo della giornata di ieri, anche alla luce delle critiche di cui sopra.
Prima di tutto vorrei ringraziarti per il benevolo commento (banalissima) alla mia domanda iniziale.
Ho lavorato per più di 23 anni in Olivetti (ricerca&sviluppo, progettazione, marketing) e quindi non mi riconosco nella definizione "totalmente refrattario alla tecnologia". E ti posso assicurare che non sono un "bancario", anche perchè in banca ci lavoro solo da due anni... ;-)
La dimostrazione penso che possa essere quello che ho cercato di spiegare ma che, sicuramente per colpa mia, non è arrivato: è stata una mia idea quella di impostare una valutazione delle potenzialità di una nuova "presenza sulla Rete" di una banca storica (oserei dire statica).
Non sono riuscito a spiegare il perchè della mia presenza al convegno ma sicuramente il tono e la piega presi dalla conversazione non mi hanno aiutato: tutti voi vi conoscete per nome, avete la stessa visione del fenomeno blog, tutti voi condividete l'idea dei blog come modo "assoluto" di comunicazione su Internet e non avete fatto nessuno sforzo di immedesimarvi in un "povero fantasma bancario" che, picchiando il suo povero cranio contro il cemento, cercava da voi un aiuto, uno stimolo, una scintilla per poter andare avanti nella sua ricerca di nuovi modi di comunicazione "orizzontale"...
Mi dispiace poi che non si sia capito che la mia domanda sulle differenze tra blog e forum era, diciamo così, "provocatoria". L'avevo premesso prima di farla ma forse Zio Burp in quel momento, non interessandogli ascoltare il povero bancario che straparlava di blog, stava cercando il tasto eject...
Chiedo scusa per avervi rovinato il pomeriggio conviviale...
Scritto da: Cinquantenne bancario | 09/06/2006 a 11:23
Scopro ora, da un altro commento su un altro blog, di essere stato anche molesto.
Vabbeh..
Scritto da: Cinquantenne bancario | 09/06/2006 a 11:28
Ma siete veramente sicuri che aprire un blog sia una esperienza utile per una azienda medio-piccola? Si può capire se i blogger lavorano per aziende multi-nazionali che si giocano la faccia quotidianamente, ma in una media-piccola ci sono diversi paletti: 1. non c'è tempo, 2. non ha senso aprire un bloc perché dei blog un'azienda non se ne fa un tubo, 3. a forza di insistere verrà fuori la vera natura di chi li promuove con eccessiva insistenza.. lucrarci sopra. Sicuramente i maestrini lo fanno già da anni. Stupisce il fatto che ancora qualcuno li ascolti.
Scritto da: Edoardo | 09/06/2006 a 12:48
Hai perfettamente ragione, qualsiasi riduzione a una categoria è spietata e sgradevole da sopportare, e... è vero che le testate fanno male soltanto la mattina dopo, quando ci si rende conto.
Della prima penso di potermi scusare a livello personale, del resto hai fatto un po' il personaggio e un personaggio ho voluto raccontare io, usando qualche categoria per ragioni di sintesi.
Delle seconde non ho alcuna responsabilità, anzi come tutti i presenti, le ho un po' subite.
Mi è difficile dirlo senza un tono fastidioso da lezioncina, ma ieri c'erano anche in platea un sacco di persone che del blog hanno esperienze personali di un livello superiore a quello semplicemente amatoriale che posso avere io, sarebbe stato interessante lasciarle parlare - che magari era il motivo della presenza di molti. Del resto in queste circostanze di solito è una regola generale, ci si astiene dal prendere continuamente la parola, anche se magari se ne avrebbe voglia, proprio perché la tavola è rotonda perché possano parlare tutti.
Poi ognuno fa come gli pare, ci mancherebbe, ma se ti fischiano non puoi lamentarti.
Zio Burp è un problema di timing sfigato. Il tasto eject c'era nei castelli medievali e ci sarà nelle sale convegni dedicate ai blogger tra qualche anno, in questi anni di mezzo è lì, ma non è ancora attivo...
:-)
Scritto da: palmasco | 09/06/2006 a 13:05
Ovviamente il mio hai ragione è riferito al nostro fantasma, mentre scrivevo il mio commento, quello di Edoardo non c'era ancora.
@Edoardo Una volta m'hanno detto che quelli che non hanno tempo di fare le cose sono soltanto quelli che non hanno un cazzo da fare. Quelli che ne fanno tantissime, il tempo lo trovano sempre.
E io ci credo.
Scritto da: palmasco | 09/06/2006 a 13:10
Il parlamentino l'ho visto, si respira quell'aria, comunque........
Scritto da: antonella-contorno | 09/06/2006 a 13:46
Non mi sembra che tu abbia colto esattamente quello che volevo dire ma immagino che, come sempre, sia colpa mia...
Se ho fatto "il personaggio" me ne scuso, non era (ovviamente) mia intenzione.
Se avessi avuto la percezione di essere "molesto" (come dice Zio Burp) me ne sarei stato zitto o me ne sarei andato, d'altronde compito del moderatore dovrebbe essere appunto quello di regolare gli intervent troppo invadenti. O no ?
Comunque la chiuderei qui.
L'unico commento che mi sento di fare è che, pur essendo tutti voi "un sacco di persone che del blog hanno esperienze personali di un livello superiore a quello semplicemente amatoriale" direi che non avete fatto un buon servizio alla causa dei "blog in banca"... :-(
Scritto da: Quello con la testa rotta | 09/06/2006 a 14:46
Flavio, il fatto che tu sia qui oggi a partecipare a questo scambio dimostra non solo che non sei refrattario alla tecnologia ma che un po' come funzionano questi blog lo sai e lo hai capito. Bene.
Le mie erano ovviamente battute, sul rumore del cranio, sul tasto eject. Nemmeno tanto cattive ma se credi ritiro la percentuale di cattiveria.
Io non conoscevo per nome più di due persone lì dentro. Alla sera però ne conoscevo di più. Ora per dire conosco anche te e infatti ti chiamo per nome.
Resto dell'idea (ben detta da Palmasco) che negli interventi ti saresti dovuto limitare un pochino. O che altri avrebbero dovuto intervenire a dirigere meglio la conversazione.
Scritto da: Zio Burp | 09/06/2006 a 14:58