Un giorno Christian ha inventato il Grand Prix de Ramatuelle, una gara di fine stagione da correre tra noi tre, Augusto ed io abbiamo accettato subito.
Augusto quest'anno è stato a lungo dietro Marco, un ragazzo italiano di quarant'anni che fa con successo le gare amatoriali, gli è stato dietro nel senso che non s'è mai fatto staccare da lui, neanche sulle salite più dure: l'abbiamo incontrato lungo la salita del Canadel e l'abbiamo poi portato in giro per qualche giorno.
Noi gli abbiamo fatto scoprire gli itinerari, lui ci costringeva ad andare più forte del solito, ci dava consigli, ci raccontava storie sui professionisti con cui esce ogni tanto, era divertente.
Eccitato, come al solito, dall'agonismo non dichiarato, Augusto sputava sangue per non farsi staccare da Marco, e ci riusciva: figurati il suo stato di forma di quest'anno.
Christian ed io, dietro, ci facevamo invece staccare, e abbiamo cominciato a mugugnare tra noi.
Il succo era che Marco è chiaramente troppo forte, quindi ci costringe a un passo troppo impegnativo, che non è affatto divertente, tranne che per Augusto.
Poi Augusto ce la menava per giorni su come Marco non l'aveva staccato, e a noi è cominciata a venire la voglia di dargli una lezione.
Le circostanze erano mature per una bella gara ufficiale, che in tutti questi anni non c'era mai neanche venuta in mente.
Le medaglie, molto belle, sono state concepite con crudeltà: dicono 1er (primo), 2me, e DERNIER (ultimo), tanto per non lasciare illusioni sulla posta in palio - 3me, terzo, sarebbe stato meno feroce.
Christian ed io siamo perfino andati a vedere il percorso insieme, tanto per farci un'idea dei punti dove si poteva attaccare, dove si sarebbe dovuto attaccare nel caso fossimo arrivati al traguardo molto vicini.
Per quanto mi riguarda inoltre, Augusto non ha mai voluto credere che io quest'anno ho fatto il nuovo record del Canadel, nonostante quel giorno ci fosse con me Christian che mi ha visto farlo, quindi volevo dimostrargli sul campo che si sbaglia.
Durante la settimana prima della data s'è finito per parlare un sacco della gara, anche fuori dal nostro gruppetto, così alla normale tensione sportiva se n'è aggiunta altra.
Io che negli anni sono sempre stato il più scarso dei tre, ho passato parte dell'ultima notte a studiare strategie disteso nel letto, invece di dormire.
Quest'anno mi sono sentito e sono stato molto in forma, quindi credevo di avere delle possibilità di vincere, e non volevo farmi sorprendere o fare qualche stupido errore, quindi elaboravo piani d'attacco e di difesa, ma senza nessuna esperienza.
Ho fatto bene, credo, perché alcune delle mie mosse sono state sorprendenti, e hanno avuto successo.
Per la gara abbiamo concordato un circuito classico, un anello di 92 km che conosciamo benissimo, dal domaine fino a Collobrieres, che presenta cinque salite principali, in cima alle quali c'erano 5 punti per il primo, 3 per il secondo e 0 al terzo.
Chi avrebbe fatto più punti avrebbe vinto.
Il percorso tra le salite non aveva importanza ai fini della gara, ma tutti dovevamo arrivare insieme ai piedi delle salite, così si era obbligati a tenere la velocità del più veloce, se qualcuno avesse voluto tirare tra le salite per affaticare gli altri o per qualche sua strana strategia.
Lo sport è un gioco, un gran bel gioco, ma succedono cose strane: in avvicinamento alla prima salita si rideva e si scherzava, ma quando poi siamo partiti mi si sono svuotate completamente le gambe per l'emozione, nel senso che pedalavo e non sentivo quasi nessuna risposta, mi bruciava lo stomaco e credevo che non sarei mai arrivato in cima, che mi sarei dovuto fermare prima.
(continua)
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