(dovreste leggere prima 1 e 2, subito qui sotto, se volete un consiglio)
In questo momento per esempio sono confuso.
Siamo appena entrati nella sala del reading e non c`e` niente di quanto mi potessi possibilmente aspettare.
Mi trovo in un qualsiasi ambiente pubblico americano, fortemente segnato dai caratteri del suo essere, appunto, pubblico: le stesse pareti bianche degli uffici postali, i volumi semplici e lineari degli ambienti d`uso, i mobili qualsiasi, di servizio, la parete con i disegni attaccati sopra con cura, che li abbiano fatti i bambini dell`asilo, i malati di aids come in questo caso, i carcerati, i tossici, o in genere indifesi di qualsiasi tipo.
Non che m`aspettassi piu` la cantina fumosa piena di gente col basco e vestita di nero, anche perche` vestiti cosi` saremmo semmai a una festa di modaioli (in questo caso sarebbe strano che fumino in tanti), qui non fuma nessuno, ma insomma tutto somiglia un po` troppo ad una pulitissima sala d`aspetto d`un ospedale, e la ventina di persone presenti, questo me l`aspettavo, che fossimo in pochi voglio dire, ne sarebbero i perfetti occupanti.
C`e` un mobile bar in fondo, per fortuna perche` sono le sette e mi andrebbe proprio una birretta, pizzico un paio di pretzels e comincio a meditare su cosa bere, visto che non solo non c`e` la birra, ma ci sono solo orribili succhi e una bottiglia di coca cola: in generale io non la bevo mai, in particolare stasera ho paura che poi stanotte non dormo, visto che per il jet leg ho fatto un bel 13/16 di sonno profondo.
Insomma mi siedo al mio posto con un bicchiere di carta dell`unico liquido trasparente che ci fosse sul tavolo; mentre mi guardo in giro per vedere come liberarmene, si alza Jack e con grande difficolta` raggiunge il leggio con microfono di fronte a noi.
Si chiama Jack Sheedy e non e` il mentore di Irene, non so chi sia.
Con grande difficolta` capisco che e` un altro poeta, dei due che leggeranno stasera, ho in mano un gruppetto di fotocopie spillate nell`angolo a sinistra, di poesie che leggera`, scritte da lui.
Jack.
Gli piace essere qui, si vede, gli piace parlare, lo eccita il pubblico, passa la mano sinistra sul blazer blu, l`altra gli rimane un po` contratta lungo il fianco, la bella barba bianca sfiora il dolcevita violaceo nato un po` scolorito, molto cool, si vede che a Jack piace che ci siano donne ad ascoltarlo, e si vede che nella sua vita ha preso non poco di quello che avrebbe voluto da loro, per quanto fosse in gran parte qualcosa che non avrebbero voluto dargli, si vede dai suoi occhi che non lo negano; non negano che anche stasera, nelle sue condizioni, non e` detto che non riesca ancora una volta a prenderne ancora un po` da una delle presenti.
Forse, o forse sono io che mi guardo intorno e credo di vedere luci della citta`.
Jack comincia a leggere, e la fine del secondo verso che legge dice che mentre cammina nel giardino di un ospedale, sente risuonare da qualche parte una E ( nota che io non ricordo piu` a quale corrisponda nella nostra denominazione), insopportabile.
La voce di Jack muore nella pronuncia di quella E, lunga, lascia morire con se' il verso in un soffio.
Di colpo e' come se io fossi in poltrona a leggere poesie, e la sua voce mi guida; non m'insegna, piuttosto mi mostra come mai la poesia letta, in fondo mi sia sempre stata abbastanza indifferente, e anche quanto mi sia perso finora per non avere avuto idea di come si legga.
Spesso Jack balbetta, s'impunta sulle parole, il danno che s'e` visto alla gamba e alla mano ha preso anche una parte del cervello, non solo tartaglia, ma spesso legge una parola due righe piu` sotto, oppure parole che non ci sono.
Le pronuncia appena, come se le avesse sentite partire sbagliate e le fermasse, ma non in tempo, noi le possiamo sentire tutte.
La bellezza della sua voce, la bellezza della sua idea di lettura delle poesie non viene incrinata affatto, non e` rovinata in nulla dalla specie di eco che a lui tocca subire e che per me e` un effetto di amplificazione sonora di quanto sto sentendo: quando finalmente Jack arriva alla parola corretta, quella che ha sotto gli occhi e che voleva pronunciare - anche perche` e` quella che aveva trovato e scritto, nella composizione della poesia -, la parola stessa arriva nel pieno della sua importanza sonora prima che di senso, annullando echi e difficolta`, portando nel ritmo proprio quell`ordine per cui era stata scelta in scrittura.
Francamente io mi ci sono perso, mi sembrava di stare assistendo a qualcosa di meraviglioso, in un certo senso alla nascita stessa della poesia, ancora, e sotto i nostri occhi.
Perche` la ricerca difficile e attenta di Jack della parola giusta, non e` forse lo spirito esatto della poesia, anche se la parola lui l'aveva gia` trovata e scritta prima?
Piu` tardi, quando c'eravamo gia` scaldati, s'e` scusato delle sue difficolta`, dovute ad uno stroke, un infarto, avrei voluto invece che sapesse le sensazioni che mi stava dando.
Non sto facendo l'elegia di un disabile, non trovo niente di commovente negli indifesi che si esibiscono dove di solito stanno artisti dell'esibizione, la poesia di Jack e` molto bella e terribilmente affine al suo modo di leggere che e` musicalmente straordinario, sto dicendo che il suo difetto neurologico non toglie ma aggiunge alla base stupenda sulla quale lui lascia che si applichi.
Aggiunge proprio nel senso in cui diciamo che la poesia s'incarna nel poeta, e noi vedevamo quanto sia difficile per il corpo comprendere, accettare e restituire che ci sia una, e una sola parola tra le molte possibili, che vada bene in un verso, in una successione di versi.
Tutto ieri sera sembrava in ballo, continuamente, c'era una suspence continua sulla possibilita` di trovare la parola giusta.
Spesso Jack vinceva, qualche volta perdeva, la vicenda era appassionante, i risultati eccitanti.
Anche la vittoria, cioe` l'esplosione ritmica e di senso della poesia, era soffusa da un leggero senso di dolore, che veniva secondo me dalla circostanza che la persona che ci guidava nell'esperienza, fosse quella che proprio per le sue qualita` soffriva di piu` gli ostacoli contro i quali ci conduceva.
Jack pero` accettava la sua lotta senza alcuna sofferenza, senza impazienza contro il difetto che avrebbe potuto levargli la grazia e l'intelligenza gia` utilizzate in stesura, senza nessuna rabbia aveva anzi un modo dolce di piegarsi agli obblighi cui gli toccava sottostare davanti a tutti noi; credo che sia il dolore leggero che s'avvertiva, leggero solo grazie alla sua guida esperta e preziosa.
She's a prisoner of forgotten love.
Every night she tells me that. She's a dove
shot by a careless Cupid, an erotic
vandal who does not watch his aim. Helpless
she loves me, and hates me for it, and drinks
cheap vine.
(Prigioniera di un amore dimenticato.
Ogni notte lei me lo racconta. E` una colomba
scagliata da un Cupido distratto, un vandalo
erotico che non bada cosa mira. Indifesa
mi ama, e mi odia perch'e` cosi`, e beve vino
da quattro soldi.)
(da Goldfish, di Jack Sheedy)
L'insopportabile pedante che è in me dice la colomba è "colpita" invece che "scagliata". Ti prego di perdonarlo.
Scritto da: Gaspar | 23/12/2004 a 08:49
She's a prisoner of forgotten love.
Every night she tells me that. She's a dove
shot by a careless Cupid, an erotic
vandal who does not watch his aim. Helpless
she loves me, and hates me for it, and drinks
cheap vine.
(Libera versione)
E' prigioniera d'uno scordato amore.
Ed ogni notte di quello lei mi parla.
E' una colomba cui mira un Cupido sbadato, uno per cui Eros è vandalismo,
che non fa caso a chi colpisce.
Nessuno le è d'aiuto ma lei m'ama, e, a causa sua, m'odia pure, e beve un vinaccio senza senso.
(ma chi è l' "it"? Cupid non sarebbe, piuttosto un "him"?)
Scritto da: gino tasca | 23/12/2004 a 09:05
sarà banale - e se non lo si è a natale quando mai - ma a me è venuto alla mente il vecchio hank bukowski. Per il clima che hai creato e per questo poeta, che hai incontrato.
Incontrare un poeta vero è una fortuna e un dono; dico un'enormità ma già solo questa poesia giustifica il viaggio a Ny.
Ci sarebbe poi da dire, e quanto, sulla poesia che si trova, sulla parola che si fa strada, sul fatto che leggere una poeisa è, in un cortocircuito breve e inteso, rivivere tutto il labor e la fatica di scrivere quei versi.
Scrivere versi è qualcosa di assolutamente serio, che ti scarnifica all'osso, fino a consumarti fino a farti saltare il cuore.
She's a prisoner of forgotten love.
Every night she tells me that. She's a dove
shot by a careless Cupid, an erotic
vandal who does not watch his aim. Helpless
she loves me, and hates me for it, and drinks
cheap vine
E' la prigioniera di un amore
dimentico. E ogni notte lei
me lo canta, come una colomba
ferita da un amore distratto,
che colpisce - erotico barbaro -
alla cieca.
E senza difesa, lei -
che mi ama e mi odia per questo -
beve un vino dappoco.
Scritto da: demetrio | 23/12/2004 a 09:36
io credo che la E corrisponda al MI. Il MI è una nota che mi poace molto (il RE meno, per dire)
Mi piace che la poesia che tu riporti abbia mille significati, per ciascun e ogni lettore
She's a prisoner of forgotten love.
Every night she tells me that. She's a dove
shot by a careless Cupid, an erotic
vandal who does not watch his aim. Helpless
she loves me, and hates me for it, and drinks
cheap vine.
Legata a un amore che sa più.
E' storia di ogni notte ormai. Colomba
che senza cura un Cupido colpì, vandalo
erotico che non mira al bersaglio. Senz'altra difesa
mi ama, mi odia, mi beve
nel vino leggero.
Scritto da: Effe | 23/12/2004 a 10:52
posta!
Scritto da: Effe | 23/12/2004 a 13:18
Prigioniera d’amore dimenticato.
Me lo dice ogni notte. È una colomba
colpita da un Cupido indifferente, un erotico
vandalo che non bada allo scopo. Senza speranza
lei ama me, e mi odia per questo, e beve
vino da poco.
Scritto da: Mise | 23/12/2004 a 19:00
poi disse Voltolini,
"l'uomo con i polsini abbottonati
per risolvere certe pendenze burocratiche
prende la corriera
che sale fino all'altopiano
Fukkomukko
avremmo voluto avvertire quell'uomo
che la sua fatica laggiù andrà sprecata
ma è stato lesto a salire sulla corriera
e adesso se ne sta già andando appoggiato con la fronte al finestrino
per guardare in strada in basso sui tornanti che salgono
le terrazze e i disegni delle correnti e dei venti sul mare"
tutti mostrano dove non andare
Scritto da: Llu | 23/12/2004 a 19:13
Ho quasi paura di interrompervi intervenendo, state scrivendo cose bellissime e mi piacerebbe che Jack leggesse tanto entusiasmo per la sua poesia, cerchero` di farglielo arrivare.
Ho qualcosa da dire, ma magari aspetto ancora un po'.
Grazie a tutti, perora.
Scritto da: palmasco | 23/12/2004 a 22:40
la versione spagnola sul vino, io
farei
me ama y me odia, es así
y bebe un vino de ópera
o bene y bebe un vino chic
anche il vino leggero e il vino
che beve da poco sono bene belli
Scritto da: Llu | 24/12/2004 a 07:51
Ella e' captiva di amori dimenticati
ed ogni sera lo rammenta. E' una colomba
colpita da un Cupido distratto, un selvaggio
dell'eros che non si cura di mirare. Rassegnata
ella mi ama, e per questo mi odia, e si nutre
di vini scialbi.
Scritto da: Art Hedge | 25/12/2004 a 01:59