1. Si poteva andare a casa sua senza trovarci per forza una mezza dozzina di altri coetanei, come succede di solito dagli altri.
Da lei si poteva chiacchierare sganciati; in due si arrivava spesso a qualche punto urgente, questo la rendeva un po' speciale.
Un giorno è sbocciata, come succede a quell'età, attraente di colpo, dal nulla.
Mentre le accadeva, lei stava dritta al centro del fenomeno, senza attriti, senza rabbie, senza pudori, senza arroganze.
Ci stava e basta, ed era bello soprattutto per questo, forse.
Si poteva sognare di lei, dopo averci chiacchierato.
2. Insomma, l'ha baciata.
Era giovane, sedici anni forse, e lei uno di meno.
Oppure, se in qualche modo quindici anni suona molto più giovane di sedici, come a me pare, ne aveva quindici.
Un vero bacio francese.
3. Le circostanze in cui l'ha baciata non soddisfano nessuna delle regole che lui ha stabilito per sé.
Nel loro insieme, senza volerle discutere singolarmente, le ha create per aiutarsi a certificare, nella tempesta d'emozioni, l'esistenza del suo valore fondamentale: che la bocca sia offerta per scelta - baciami perché sei proprio tu che voglio baciare. Tu.
Stavolta non è successo così, ma poco male, perora.
Il fatto esiste, ha un suo sapore netto e persistente, anche se appare dovuto a circostanze fortuite.
Per quanto la riguarda, lei non nega affatto che il bacio ci sia stato, ma non si mette in condizioni di ripeterlo.
4. Con gli altri non c'è modo di approfondire i fatti, non esiste un linguaggio abbastanza sofisticato da discutere l'improvvisa complessità dell'episodio.
Piuttosto: "L'hai fatto? Sì. Ti é piaciuto? Sì. Basta.
Rifarlo? Vedrai, magari tra un po' cambia idea, chi può dirlo?".
5. Come gruppo potrebbero forse rispondere diversamente? Potrebbero farne un caso personale?
No, certo.
Ai suoi occhi invece l'episodio è troppo nutriente per metterlo da parte così come fanno loro, con l'accetta.
Ma è anche troppo scivoloso per avventurarcisi dentro.
Lui crede di potere fare una sola cosa: avventarcisi contro, da solo.
6. Parte in svantaggio: le sue regole, come abbiamo visto, tendono a escluderlo dall'episodio, invece di aiutarlo a sentire di averne fatto parte.
- Ho avuto il bacio con una specie di imbroglio.
- Ma no, dai.
- Ma sì.
- Ma che dici!?! Se un bacio non te lo vogliono dare, non te lo danno e basta.
- Tra l'altro eravamo abbastanza bevuti.
- Non basta per baciare chiunque.
- Mah... chi lo sa.
- Hai mai baciato qualcuno soltanto perché eri ubriaco?
- No... ma è diverso. Il mondo per me non è pieno di gente che aspetta l'occasione di baciarmi, come per lei.
Sorriso.
Sorriso.
- Non mi sembrava "distratta".
- Forse lo era invece.
- Cosa avresti voluto, un certificato di partecipazione in carta bollata?
- Se le fossi piaciuto mi bacerebbe di nuovo, visto che a me piacerebbe.
- E' questo allora? Rifarlo?
- Forse sì.
- Hai un concetto scientifico dell'esperienza: è valido solo l'esperimento riproducibile.
Bocca aperta. Amarezza.
E cambiare le regole, il modo di pensare i fatti?
7. Parte svantaggiato, e col ragionamento non è capace di aiutarsi.
Ma chi potrebbe? O meglio: può il ragionamento (essere utile in questi casi)?
Perché probabilmente si tratta di miscelare la curiosità adolescenziale, con la scoperta della condotta seduttiva, e con un risultato non ripetibile, ma non privo di una sua transitoria autenticità.
8. L'autenticità transitoria per lui è ovviamente la più difficile da azzannare in questo momento, essendo quello tra i due per cui l'autenticità è un valore, in questo specifico bacio.
L'aspetto transitorio potrebbe essere addirittura l'unico nutriente, se a quell'età si fosse capaci di nutrirsi di queste polpe.
Sarebbe la polpa da digerire, se fosse capace di morderla.
La materia su cui scagliarsi col martello in mano, da scolpirne un seno lattoso.
C'è un attimo, credo, in cui gli sarebbe ancora stato possibile farlo, perfino in circostanze avverse, come diventarono quelle.
Se ne parlerà, qui.
Invece più volte al giorno, per settimane, carezza mentalmente la sequenza dell'episodio, in mano il manico invece del martello, da menare per il piacere, ma di nessun aiuto a comprendere.
9. Credo che un adulto messo a conoscenza dei fatti, purtroppo sintetizzerebbe così: non era pane per i suoi denti.
Deviandoci dal cuore della storia, che non è di qualità di cibi, ma di capacità digestive.
10. - Vediamoci tra mezz'ora - chiamava lei.
Mandava giù la polpa senza affondarci i denti.
(gli episodi precedenti sono qui, al prezzo di un solo clic )
mi viene in mente Keats Ode ad un'urna greca. L'amato è felice, perché in eterno sarà sul punto di baciare. Ecco. "Sul punto di" è il filo sui cui noi intessiamo le nostre parole. Sul punto di. Mi sembra la cosa giusta
Scritto da: demetrio | 20/02/2004 a 17:13
Uso il tempo presente in modo ossessivo, me ne rendo conto, e qui mi pare che me se ne dia e chieda conto. Io non so. Il tempo presente però non mi sembra che per me significhi che i fatti sono sempre aperti, quanto piuttosto che sono sempre in corso, quelli di cui si parla, a comporre un fatto. La comprensione di un fatto, secondo il tempo presente che uso io, non dipende dagli esiti ma dalla sua presenza. Per questo lavoro sul presente. Più o meno. palmasco
Scritto da: palmasco | 20/02/2004 a 19:34